Lo Spazio Chora ospita l’esposizione di Rachele Sotgiu, dal titolo: “Una pietra due case tre ruderi quattro becchini un giardino fiori”. L’artista nuorese costruisce un’atmosfera intima e silenziosa come anestetico contro l’imprevedibilità del reale. La disposizione dei lavori nello spazio acquista un ritmo rigidamente scandito da una trama di corrispondenze numeriche e simboliche, che riproducono il costante tentativo di addomesticare il flusso spazio - temporale quotidiano. Il titolo raccoglie i primi versi dalla poesia Inventario di Jacques Prevert. L’inventario risponde all’esigenza universale dell’essere umano di porre ordine alla ricchezza caotica. Con forme semplici, senza retorica, attesta l’esistenza di oggetti che, grazie alla loro massima familiarità, sono la via più diretta per il costruirsi delle abitudini. La dimensione domestica, come luogo del proprio, rivela però come le cose si fanno dimora per noi e concorrono alla definizione della nostra identità, investite di un carico simbolico tale che si rende indispensabile la loro affidabile presenza. Emerge dal progetto una accurata riflessione sul senso di appartenenza, sul ruolo della memoria e sul nostro modo di abitare il tempo alla ricerca di ancoraggi. Ricordandoci come, ogni qualvolta accada tra uomo e oggetto un riconoscimento, sia all’opera silenziosamente la forma, l’estetica.
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